Esistono bambini che non fanno capricci? Probabilmente no, e tutti i genitori prima o poi devono fare i conti con le bizze dei propri figli.
Sia i bambini particolarmente irrequieti che quelli più tranquilli di tanto in tanto fanno capricci e gestirli nel migliore dei modi non è certo una cosa semplice. Come farsi ascoltare dai propri figli senza generare ogni volta capricci a non finire? Il rimedio esiste ed è a portata di mano: le favole. Gli adulti, i bambini e il mondo delle favoleIl momento delle favole viene spesso messo da parte: c'è sempre meno tempo per leggere o raccontare belle storie ai propri bambini. Il tempo però si deve trovare, a costo di strapparlo da momenti di relax o alla preparazione della cena perché le favole sono molto importanti per la crescita del bambino. Il mondo degli adulti è fatto solo di cose tangibili e reali mentre quello dei bambini viaggia sui binari della fantasia. Le favole sono il perfetto punto di incontro tra la fantasia e la realtà e riescono in modo ottimale a essere un ponte di comunicazione fra gli adulti e i bambini.
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Cosa fare quando il cattivo tempo ci costringe in casa? Ecco alcuni giochi per bambini da fare in casa quando pioveGiochi per bambini da fare in casa quando pioveUna domenica piovosa a volte ci può far entrare nel panico: nessun impegno e una tonnellata di ore da far passare chiusi in casa con i bambini. Come fare per trascorrere comunque una giornata rilassante e divertente per tutti? Le attività da fare con i propri figli sono moltissime e non è assolutamente indispensabile la televisione, anzi cerchiamo di vedere la pioggia come un'opportunità per fare cose nuove tra le mura di casa. Ecco qualche idea per dei giochi per bambini da fare in casa quando piove.
Innanzitutto lasciamo libero spazio alla fantasia. Usiamo colori, acquarelli, pasta modellabile, carta, colla, bottoni, stoffa e quello che abbiamo in casa per creare qualcosa, magari un portafoto originale, dei segnaposti per i pranzi e cene in famiglia, dei soprammobili creativi e pieni di colore, un quadro, e perché no anche dei giochi come ad esempio un gioco Memory artigianale, una mazza da baseball di cartone e una pallina fatta di carta colorata. Vorresti che il tuo bambino ti ascolti quando gli insegni come comportarsi, quando gli parli di un argomento per lui nuovo, quando gli chiedi attenzione? Ebbene, la pretesa di un'attenzione estrema, il pendere dalle labbra, è chiedere troppo, magari ad un bambino che in quel momento vorrebbe guardare il suo cartone animato preferito o giocare con le macchinina o con le bambole. L'ascolto però è fondamentale in un rapporto a due e si può conquistare la loro attenzione se alla base poni una condizione fondamentale: il tuo bambino ti ascolterà se saprai ascoltarlo.
Non è scontato tutto ciò: anche l'ascolto è una forma d'apprendimento e l'apprendimento è spesso frutto di un rapporto di imitazione, quindi, il bambino imparerà ad ascoltarti se tu allo stesso tempo, in un rapporto di inter-scambio relazionale, lo ascolterai, mostrandogli così che l'ascolto è importante. L'educazione all'ascolto come imitazione tra genitori e figliIo imparo ad ascoltarti se tu impari ad ascoltare me: in questo rapporto si esplica la psicologia relazionale tra genitori e figli e ciò è emerso in un'intervista con due pedagogiste, le dottoresse Elisabetta Rossini ed Elena Urso le quali sostengono con forza questo assioma. L'ascolto è quindi frutto di un'educazione specifica e tu come mamma potrai focalizzarti su questa regola ispirata da alcuni piccoli consigli. Ecco quindi alcuni semplici trucchetti per far sì che l'ascolto del tuo bambino venga stimolato verso un dialogo costruttivo. 10 consigli per aumentare la capacità di ascolto di tuo figlio1 - L'avrai già focalizzato: l'ascolto si manifesta in un rapporto di interscambio. Se sin dalla tenera età ascolterai il bambino, proporzionando ciò che ti vuole trasmettere sia a livello lessicale che comportamentale, il bambino capirà che l'ascolto può divenire la soluzione alla risoluzione dei problemi. Forse i nostri figli non avranno il genio precoce del piccolo Mozart, che a tre anni suonava il clavicembalo e a cinque componeva concerti, ma avviarli alla musica, fin dalla tenera età, è sicuramente una buona idea. Perché? Gli specialisti concordano sui benefici che apporta allo sviluppo: la musica ha un effetto calmante, sviluppa l’intelligenza, stimola entrambi gli emisferi cerebrali, aiuta a strutturare le aree dedicate alla logica e alla matematica, collabora all’apprendimento del linguaggio. E poi insegna a conoscere i propri stati d’animo e a esprimerli correttamente.
I bambini e la musica, sin dalla tenera etàIn passato la musica non entrava in contatto con i bambini prima della scuola elementare, ma i tempi sono cambiati. Oggi sarebbe sbagliato affermare che l’educazione musicale in Italia sia peggiore di quella proposta in altri paesi europei, anche grazie ai risultati positivi di numerose sperimentazioni. I primissimi approcci avvengono al tempo dell’asilo nido. “Nei bambini piccoli si predilige l’esperienza diretta, che viene fatta con l’uso della voce, del gioco e di percussioni semplici – spiega Maria Camilla Ormezzano, maestra di violino e insegnante di scuola secondaria (ovviamente a indirizzo musicale) -. Durante la scuola materna si costruisce una propedeutica musicale, la cui didattica si muove tra la ritmica e le filastrocche. L’età per affrontare il primo spartito rimane fissata all’inizio della scuola primaria, quando si impara a leggere”. La storia di Ciara Moloney, e della sua bimba di 3 anni, sta facendo il giro il mondo. È una notizia che fa riflettere e che deve servire da spunto per noi mamme nel prestare ancora più attenzione quando di mezzo c'è la salute dei nostri figli. Ciara, una mamma irlandese, voleva semplicemente accontentare la sua bimba, che desiderava farsi i buchi alle orecchie e poter finalmente indossare degli orecchini a forma di coccinella. Tutto questo, seppur normale, si è trasformato quasi in una tragedia, mettendo addirittura in pericolo la vita della piccola Amelia.
Il pericolo dietro un innocente buco alle orecchieAmelia, 3 anni, desiderava da tanto tempo i buchi alle orecchie, per poter indossare gli orecchini. La sua mamma ha quindi deciso di accontentarla e, per farla ancor più contenta, le ha fatto indossare gli orecchini di bigiotteria, a forma di coccinella, che le erano stati regalati tempo prima. Dopo solo 3 giorni però, la piccola ha iniziato a lamentarsi del fastidio e del dolore a un lobo. Ciara ha subito osservato l'orecchio della bimba e si è accorta che era rosso, sanguinante e molto gonfio. Si è affrettata a togliere l'orecchino, ma dal lobo della bimba è uscito molto sangue. La piccola Amalia piangeva di dolore e spavento, così mamma Ciara ha portato immediatamente la sua bambina dal medico. Nonni “d’oro” per 7 famiglie su 10. È opinione condivisa che oggi i nonni contribuiscono al sostegno economico della famiglia (72,7%) e che diano supporto ai figli mettendo a disposizione il loro tempo per aiutarli a gestire i bambini e negli impegni quotidiani (78,6%). E’ quanto emerge dal “Rapporto Italia 2018” di Eurispes. Parallelamente, i nonni vengono visti come persone che vivono la propria vita, coltivando i propri interessi (56,8%). Non manca però chi è convinto (56,8%) che molti nonni, forse perché troppo anziani, abbiano comunque bisogno di aiuto da parte dei figli. Un nucleo familiare su tre si trova a dover gestire un parente anziano non del tutto autosufficiente che viene curato in famiglia in circa il 50% dei casi.
Raccomandazione per i propri figli. Realizzazione dei figli nel mondo del lavoro: lo desiderano 3 genitori su 4, 2 su 10 si aspettano che i figli contribuiscano all’economia della famiglia. E farli raccomandare è accettabile. Quattro persone su dieci, infatti, trovano accettabile far raccomandare i propri figli da un amico/conoscente per trovare un lavoro; il 23% si rivolgerebbe ad un politico o una persona influente e il 20,2% arriverebbe anche uno scambio di favori (20,2%). Tra chi è genitore, invece, le aspettative riguardano soprattutto la speranza che i figli si impegnino nel mondo del lavoro (74,5%), raggiungano il prima possibile la loro l’autonomia (73,5%) e conseguano la laurea (60,4%). Due genitori su dieci (23,2%) si aspettano che i figli diano apporto economico al nucleo familiare. Il campione Eurispes si divide a metà sull’ipotesi di far “stazionare” i figli a casa fino a che non abbiano raggiunto i traguardi ai quali aspirano (49,9% di favorevoli vs il 50,1% dei contrari). Spesso, i genitori vedono la disciplina come qualcosa da riservare ai figli in età scolare. Dopotutto, perché dovrebbero correggere un bambino che non sa ancora camminare? Perché un minuscolo essere umano, che passa il suo tempo a fissare le luci e a sbavare, dovrebbe aver bisogno di un simile orientamento? Risposta rapida: perché la disciplina si basa sullo stabilire dei limiti e i bambini piccoli, in particolare, hanno bisogno di aiuto per riuscirci. Abbandonati a se stessi, i più piccoli lasceranno che la curiosità li faccia finire nei guai. Potrebbero farsi del male gravemente, senza una guida appropriata. Una guida che “inizia molto presto, sotto forma di un semplice sì o no” dice la dottoressa Michele Borba, autrice di No More Misbehavin’: 38 Difficult Behaviors and How to Stop Them
Le bugie rappresentano una fase evolutiva normale e fisiologica: attraverso di esse i bambini costruiscono un proprio spazio segreto, che si arricchisce anche di sentimenti o emozioni che hanno paura di mostrare, di cui sono gelosi o di cui si vergognano.
Generalmente si pensa che i bambini dicano bugie per ottenere piccoli e immediati vantaggi (ad esempio, affermano di aver finito i compiti per poter andare a giocare). In altre situazioni, l’obiettivo principale è quello di non perdere l’affetto delle persone per loro importanti (ad esempio, non raccontano un brutto voto o un rimprovero a scuola perché hanno paura di deludere i genitori). È essenziale comprendere significati e motivazioni delle singole bugie nel contesto in cui vengono utilizzate, per facilitare nei figli l’uso di strategie più adeguate, salvaguardare il senso di sé e le relazioni con gli altri. Il modo con cui genitori e adulti li aiutano sin da piccoli a gestire questi aspetti sarà fondamentale, soprattutto durante l’adolescenza, fase in cui la bugia rappresenta anche una modalità per affermare la propria identità e autonomia. I genitori possono avere una notevole influenza sul linguaggio dei loro figli e sullo sviluppo del cervello semplicemente coinvolgendoli in una conversazione. Un dialogo tra un adulto e un bambino sembra cambiare infatti il cervello dei piccoli, portando una maggiore attività in un'area denominata di Broca, coinvolta nella produzione e nell'elaborazione del linguaggio. Emerge da uno studio del Massachusetts Institute of Technology e della Harvard University, pubblicato su Psychological Science.
Lo studio è partito dai dati di una ricerca del 1995, che parla di un gap di circa 30 milioni di parole ascoltate nei primi tre anni di vita tra i piccoli nati da famiglie a basso reddito e quelli nati da genitori con stipendi più elevati. Prendendo in esame bambini di età compresa tra 4 e 6 anni e con l'utilizzo risonanza magnetica funzionale (fMRI), i ricercatori hanno identificato differenze nella risposta del cervello al linguaggio correlate al numero di conversazioni dei bimbi con i genitori. Una cosa valida e che applicava indipendentemente dal reddito o dall'educazione di mamma e papà. I ricercatori sperano con questa scoperta di incoraggiare i genitori a coinvolgere i loro bambini in una conversazione più ampia, sin da piccoli. "Una delle cose di cui siamo entusiasti è che sembra una cosa relativamente fattibile - conclude John Gabrieli, autore senior dello studio - ciò non significa che sia facile ad esempio per le famiglie meno istruite, in condizioni di maggiore stress economico, avere più conversazioni con i propri figli. Ma allo stesso tempo, è un'azione mirata e specifica, e potrebbero esserci modi per promuoverla o incoraggiarla ". |
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